Castello Pierosara
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Castello di Pierosara: una struggente storia d’amore

Siamo a Pierosara, minuscola frazione del comune di Genga
Abbiamo visitato questo piccolo territorio arroccato tra la gola di Frasassi e la gola della Rossa, grazie alle giornate FAI d’autunno e abbiamo scoperto così la storia d’amore del perché si chiamò castello di Pierosara.

La leggenda di Piero e Sara

La giovane Sara, abitante di Castel Petroso, nome del borgo antico, divenne l’oggetto del desiderio di un feudatario, il Conte di Rovellone. Sara era però già promessa sposa ad un compaesano di nome Piero. Il Conte Rovellone decise così di rapirla. I castellani si accorsero del piano del Conte e chiusero le porte di accesso a Castel Petroso, iniziando a lottare per difendere i due giovani innamorati. I castellani ebbero la meglio sul Conte e i suoi seguaci. Il Conte per vendicarsi, uccise Sara, che teneva tra le sue braccia. Piero, disperato per la morte dell’amata, piombò addosso al Conte, il quale gli sferrò un colpo fatale. 

Per ricordare questa struggente storia di amore, da quel giorno il borgo prese il nome di Pierosara.

Da fonti storiche, il nome di Castrum Petrosum è rimasto fino al XI secolo, quando venne storpiato in volgare in Petrosaria, Perosaria e Pierosara.

 Altre ipotesi legano il nome della frazione alla pietra rosa che venne utilizzata per costruire la cinta muraria, dalla parola “pietra rosa” sembra che si sia giunti a “Pierosara”.

Il nucleo medievale del castello di Pierosara

Il nucleo medievale presenta una doppia cinta muraria. Le mura più esterne, costruite nel XIII secolo, contenevano il borgo a seguito di una espansione demografica e urbana che subì tra l’undicesimo e il tredicesimo secolo. La prima cinta muraria, la più interna, è quella che venne fortificata insieme al borgo murato, all’interno del quale si trova il torrione.

Salendo verso il castello, vi consigliamo di fare una sosta nella chiesa di San Sebastiano, che troverete lungo il cammino. La chiesa, di modeste dimensioni, si presenta molto accogliente. Nell’unica navata presente, dietro al presbiterio, troverete una vetrata policroma di recente realizzazione. Nella stessa vetrata si può leggere l’anno di realizzazione, 1975.

Al lati della navata, all’interno di quattro nicchie (due per lato), sono ospitate quattro statue raffiguranti la Vergine, Cristo, San Sebastiano e San Rocco.
Le statue di San Sebastiano e San Rocco, una di fronte all’altra, sono collocate nella parte più prossima all’altare. I due santi sono rappresentati in moto totalmente diverso. San Sebastiano è scolpito secondo l’iconografia classica: nudo mentre viene colpito da frecce.
San Rocco invece è rappresentato molto modestamente, con abiti umili, accompagnato da un cane.

Il torrione

Saliti nel punto più alto del paese, troverete la torre del castello di Pierosara, risalente al XI secolo.

Vista la posizione strategica, la torre era utilizzata per eventuali avvistamenti e come fortificazione difensiva. Attualmente è alta circa 15 metri, probabilmente in precedenza era dotata di merli sulla sommità. 

La torre appartiene al vicino comune di Fabriano, il quale ne acquisì la proprietà dai monaci benedettini nel 1298.

Nel punto più alto di Pierosara potrete godere di una panorama magnifico. Come accennato inizialmente, il borgo medievale si colloca in un’altura che sovrasta la valle del fiume Esino. Ad un lato potrete ammirare la gola di Frasassi, famosa per ospitare le grotte carsiche sotterranee tra le più belle al mondo. Dall’altro lato la gola della Rossa.

Dove mangiare a Pierosara

Ogni nostra visita, ormai lo sapete, è caratterizzata sempre da una sosta cibo.

Pierosara, seppur abitata da solo 150 cittadini, oltre ad essere conosciuta per il suo castello, è nota anche per il Ristorante da Maria. No, non stiamo scherzando! E’ proprio così! Il ristorante da Maria è un must della zona per chi ama mangiare porcini e tartufo, le loro specialità.

Ma da Maria trovate tutto il menù della cucina tipica dell’interno marchigiano, dal cinghiale alla trippa. E alla fine del pasto, vi consigliamo un assaggio dei loro digestivi fatti in casa (come tutto il resto). 

20 commenti

  • Raffaella M.

    Sono associata FAI da anni e mi piace sfruttare di queste “giornate” per scoprire piccole pievi o borghi e poi approfittarne per visitare un po’ il territorio circostante. Spesso si scoprono luoghi magici e romantici come Pierosara che hai perfettamente descritto nel tuo post. E giustamente, dopo aver goduto dei paesaggi di rara bellezza che hai immortalato nei tuoi scatti, non c’è niente di meglio che gustare i sapori di una volta in un locale dove ogni piatto profuma di  territorio per concludere degnamente la giornata.

  • Erminia

    Una storia davvero molto triste! Questi Conti, un tempo, pensavano davvero di ottenere tutto con la forza o solo perché avevano un maggiore potere economico e un forte ascendente! È bello però che sia stato dato il nome dei due amanti al Castello come trionfo del loro amore eterno!

  • Marina

    Sono volontaria FAI da molti anni e io stessa ho potuto scoprire molti luoghi della mia città grazie a loro. Questo castello è un esempio delle piccole e grandi gemme poco conosciute di cui l’Italia è piena.

    • trottoleinviaggio@gmail.com

      Proprio così! E la storia che è legata al luogo ti fa capire tanto di più e ti riporta indietro nel tempo, quando il castello era abitato!

  • sara bontempi

    Sempre adorato i castelli e le leggende che li riguardano, anche questo sarà nella mia wish list, mi piacerebbe davvero molto visitarlo!

    • trottoleinviaggio@gmail.com

      Ad oggi, come scritto nell’articolo, del castello non rimane nulla sennò le vecchie mura e le porte d’ingresso che sono diventate le porte della piccola frazione

  • Eliana

    Adoro le storie e le leggende legate ai luoghi stoorici, in particolare a ai castelli come questo. La prossima volta che mi troverò nelle Marche, e in particolare nellla zona di Genga, non mi farò scappare questa opportunità di visitarlo!

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