Basilicata,  Italia

Visitare Aliano attraverso gli “occhi” di Carlo Levi

Prima di visitare la Basilicata neanche sapevo bene cosa aspettarmi da un parco letterario, ma ad Aliano poi ho capito davvero di cosa si trattasse. E proprio allora, dopo la visita di questa cittadina immersa tra i calanchi, mi sono ripromessa di leggere “Cristo si è fermato ad Eboli” per comprendere meglio la vita nella “Gagliano” di Carlo Levi

Il parco letterario di Aliano

Non mi era mai capitato di visitare un parco letterario prima di andare ad Aliano. Proprio in questo paesino è ambientato il famoso libro di Carlo Levi, “Cristo si è fermato ad Eboli”. Esplorare il parco letterario è come visitare Aliano con Carlo Levi o meglio attraverso “i suoi occhi e le sue parole”. Certo sarà un Aliano differente, quella degli anni Trenta. Durante il suo confino, lo scrittore ebbe modo di vedere da vicino come fosse la vita nell’Italia Meridionale. Leggendo il libro conoscerete la vita nella Gagliano (alias Aliano) ma, in parte, la scoprirete anche visitando il parco letterario della cittadina lucana. Infatti lungo le vie del suo centro storico sono disseminate citazioni del libro. Vi consiglio di divertirvi a scovarle tutte! 

Visitare Aliano: l’arrivo in città

Come Levi anche noi siamo arrivati ad Aliano una calda giornata d’agosto, quasi novant’anni dopo. E come lui anche noi lungo la strada ci chiedevamo dove fosse il paese. Sembravamo circondati dai calanchi “sotto di me c’era il burrone; davanti, senza che nulla si frapponesse allo sguardo, l’infinita distesa  delle argille aride, senza un segno di vita umana, ondulanti nel sole a perdita d’occhio, fin dove, lontanissime parevano sciogliersi nel cielo bianco.” Ecco come “questo immobile mare di terra” sembra quasi essere un paesaggio alieno

Tra questi “precipizi di argilla bianca” Aliano sembra essere una fortezza naturale, da cui non si esce se non per vie obbligate”. Sono due le vie per raggiungere il paese “tutto cinto da burroni”. “L’uno è quello in basso che…conduce da Gagliano a Gaglianello…l’altro sentiero è in alto, dall’altro capo del paese”. Noi siamo arrivati dal basso e proprio lungo questa strada abbiamo notato la frazione, oggi abbandonata, di Alianello Vecchio. 

La casa presa in affitto dallo scrittore – oggi visitabile – era “l’ultima sul ciglio del precipizio…ora che la chiesa era crollata nel burrone. Visto il terreno argilloso infatti capitava che alcuni edifici di tanto in tanto crollavano nel burrone. Ecco perché le case sembravano precarie “come librate nell’aria”. Visitare Aliano oggi, mi ha dato la stessa sensazione di precarietà, come se il paese galleggiasse tra i suoi calanchi

La vita a Gagliano: “qui, dove il tempo non scorre”

La vita dei contadini di allora era la stessa da migliaia di anni, cambiavano solo i conquistatori. Il fascismo non li riguardava, come nessun altro partito o movimento politico. “Lo Stato, qualunque sia, sono «quelli di Roma», e quelli di Roma, si sa, non vogliono che noi si viva da cristiani. C’è la grandine, le frane, la siccità, la malaria, e c’è lo Stato. Sono dei mali inevitabili, ci sono sempre stati e ci saranno sempre.” Il tempo non scorre perchè “le stagioni scorrono sulla fatica contadina, oggi come tremila anni prima di Cristo.”

Cosa vuol dire Cristo si è fermato ad Eboli dunque? Che in queste terre non è arrivato né lo Stato né la religione cristiana.

“Noi non siamo cristiani…Cristo si è fermato a Eboli. Cristiano vuol dire, nel loro linguaggio, uomo…non è forse nulla più che l’espressione di uno sconsolato complesso di inferiorità. Noi non siamo cristiani, non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma, e ancora meno che le bestie…noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani…e sopportarne il peso e il confronto…Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l’anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia…Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo.”

Proprio questo è l’incipit del libro e non vi nego che mi è salita una sensazione di tristezza per il senso di inferiorità ed impotenza. Questo è un libro che non può non far riflettere e immagino benissimo lo scalpore che ha provocato negli Anni Quaranta quando è stato pubblicato. Ha sconvolto me, decenni dopo sapendo che – almeno nel nostro Paese – non c’è più questo senso di inferiorità o almeno non è così tanto marcato.

Anche da questo distacco con lo Stato e con i “cristiani” è nato il brigantaggio. Un fenomeno complesso che non spetta sicuramente a me spiegarlo in questo articolo, ma che ha anche cavalcato questa insoddisfazione secolare. “ I briganti difendevano, senza ragione e senza speranza, la libertà e la vita dei contadini, contro lo Stato, contro tutti gli Stati…Ma, col brigantaggio, la civiltà contadina difendeva la propria natura, contro quell’altra civiltà che le sta contro e che, senza comprenderla, eternamente la assoggetta: perciò, istintivamente, i contadini vedono nei briganti i loro eroi. La civiltà contadina è una civiltà senza Stato, e senza esercito: le sue guerre non possono essere che questi scoppi di rivolta; e sono sempre, per forza, delle disperate sconfitte ”.

Questo libro non tratta solo di temi importanti ed essenziali, ma anche della vita di tutti i giorni: di Don Luigino il podestà del paese, della vedova e della sua casa ristoro, dei monachicchi, delle streghe non uguali alle nostre, della Fossa del Bersagliere ancora oggi chiamata così e degli eventi più importanti della cittadina come l’arrivo del sanaporcelle. 

“Donne è arrivato il sanaporcelle!” A me ha fatto tanto ridere leggendo questa frase. Ho pensato subito a “donne è arrivato l’arrotino!” che ancora oggi ogni tanto si sente stando a casa. Ma chi era il sanaporcelle? Erano “mezzi sacerdoti e mezzi chirurghi” che come lavoro castravano le giovani scrofe. Infatti ”sanare le porcelle significa castrarle” e così due volte l’anno arrivava ad Aliano il sanaporcelle e le donne del paese gli portavano “la propria scrofa al guinzaglio” pregando che non morisse durante l’operazione. Questo è solo uno degli episodi di vita allora comune che oggi nemmeno ci immaginiamo accadesse. 

Il sogno americano

Una nota dolente allora – e ancor oggi – è il tema dell’emigrazione. Secondo Carlo Levi allora c’erano più Alianesi negli Stati Uniti che al Aliano stessa. “Tutti i giovani di qualche valore… lasciano il paese. I più avventurati vanno in America, come i cafoni; gli altri a Napoli o a Roma; e in paese non tornano più.” 

L’emigrazione modificò profondamente il borgo: “gli uomini mancano e il paese appartiene alle donne”. Molte donne avevano il marito in America e molti a poco poco scomparivano rifacendosi un’altra vita dall’altra parte dell’oceano. L’emigrazione non ha separato solamente le famiglie di Aliano ovviamente, ma quelle di tutta la Basilicata. “I paesi della Lucania, mezzi di qua e mezzi di là dal mare, sono rimasti spezzati in due.”

Ecco perché nelle case dei contadini lucani degli anni Trenta non mancavano mai Roosevelt e la madonna di Viggiano: “due facce del potere che si è spartito l’universo”, un universo al contrario. La Madonna era infatti “feroce, spietata, oscura dea arcaica della terra” mentre il presidente degli USA era “una specie di Zeus, di Dio benevolo e sorridente, il padrone dell’altro mondo”. Una strana comparazione non soltanto per noi, ma per lo stesso Levi al suo tempo.

La terra promessa

L’America per un contadino di allora era vista come la “terra dove si va a lavorare, dove si suda e si fatica ma anche come “il paradiso, la terra promessa del Regno”. Per questo un popolo che non riconosceva nessuno Stato, eppure in un certo senso riconosceva “l’America” e il suo presidente. In questo senso “non Roma o Napoli, ma New York sarebbe la vera capitale dei contadini della Lucania, se mai questi uomini senza Stato potessero averne una.” 

In paese c’erano diversi “Americani”, ovvero coloro che erano emigrati anni prima oltre oceano e poi hanno deciso di tornare nella loro terra natale. Arricchiti? No, o meglio non più. “I contadini vanno in America, e rimangono quello che sono” quelli che decidono di visitare di nuovo Aliano e rimanere tornano allastessa eterna miseria di quando, tanti anni prima erano partiti.”

Durante il fascismo sentivano che “l’America si è allontanata e con lei ogni possibile salvezza.”

Non solo Aliano con Carlo Levi

In questo libro non si racconta solamente la vita di Gagliano negli anni Trenta, ma della Lucania e del suo paesaggio. Spessissimo viene citato Grassano, il paese che ha accolto Carlo Levi nei primi periodi di confino lucano. “Si alzava, come una grande onda di terra, uniforme e spoglio, il monte di Grassano, e in cima, quasi irreale nel cielo, come l’immagine di un miraggio, appariva il paese…le case…sembravano, tutte raccolte insieme come le pecore di un gregge impaurito, appena sfiorare la vetta grigio-giallastra del monte”

La stessa vicina frazione di Alianello è descritta dall’autore. Un piccolo borgo oggi abbandonato quello di Alianello Vecchio, ma che al tempo era “un grosso gruppo di case, su un poggio brullo, non molto alto sul fiume malarico. Ci vivono quattrocento persone, senza strada, né medici, né levatrice, né carabinieri, né funzionari di nessun genere” tranne chiaramente l’esattore delle tasse che neanche a dirlo arrivava dappertutto!

Matera, la “vergogna nazionale”

In “Cristo si è Fermato ad Eboli” non poteva mancare Matera, definita poco dopo da Togliatti la “vergogna nazionale”. Viene raccontata per bocca della sorella di Carlo Levi durante la sua visita al fratello.“Pareva di essere capitata in mezzo a una città colpita dalla peste…mai visto una tale immagine di miseria”. La descrizione dei bambini che vivevano nelle case grotta sembra quella odierna sui bambini malnutriti in Africa: “grandi pance gonfie, enormi e la faccia gialla e patita per la malaria”. Pensare che ci fosse una condizione così neanche un secolo fa in Italia sembra oggi impossibile.

Allo stesso tempo mi sono ricordata di una frase che mi aveva molto colpito durante la visita guidata di Matera: la città sembra essere chiusa verso i rioni popolari dei Sassi Caveoso e Barisano, come li nascondesse ai forestieri. Stessa impressione che ha avuto la dottoressa Levi “Ma dov’era la città? Matera non si vedeva”. Si mise a cercare la città e alla fine la trovò “in quel precipizio è Matera” affacciato sul torrente Gravina. 

Nel libro ho trovato anche la mia Ancona, proprio nel finale. Il luogo dove Carlo Levi rivedette il mare dopo tanto tempo. E proprio qua si accorse come “la vita di quel mare era come le sorti infinite degli uomini, eternamente ferme in onde uguali, mosse in un tempo senza mutamento”.

Vi consiglio di leggere “Cristo si è fermato ad Eboli” prima di visitare non solo Aliano, ma la stessa Basilicata, per scoprire e capire meglio il territorio e la sua storia attraverso uno scorcio della vita dei contadini lucani negli Anni Trenta del secolo scorso. Questo libro mi ha incuriosito, scioccato, “aperto gli occhi” su alcuni spaccati di vita del nostro Paese in un tempo non così lontano da noi.

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